10mila della Pieve, Gussago

Pensavo di scalare, oggi. Dopo la scorsa settimana in Friuli passata con amici a visitare ogni giorno una falesia diversa, mi era tornata voglia di dedicarmi all’arrampicata, poi Sandro si deve allenare….

Giovedi sera girano messaggi whatsapp per la 10km di Gussago, di cui non sapevo assolutamente nulla. Capisco ancora poco di calendari Fidal, tornei, trofei e i sito con i calendari delle manifestazioni sono tanti. Barbara, la vera guru del gruppo master del G.S. Rezzato mi comunica che, per non saper nè leggere nè scrivere, mi ha preiscritta, e che se no mi va o non posso andare, posso farne tranquillamente a meno.

Quand’è così…. scalerò un’altra volta. Oltretutto nel primo pomeriggio Sandro deve intervenire alla Festa dei Popoli e non saremmo comunque andati lontano.

Improvviso un allenamento di ripetute la mattina successiva, mi fiondo in pista appena finisce di piovere, giusto per ricordarmi come si fa un 1000 veloce. Riscaldamento, 4xmille con recupero in corsa, defaticamento, doccia, lavoro.

RItrovo stamattina al GM Bar alle 8:00, così salutiamo le runner che vanno a bere il caffè del dopo allenamento e andiamo verso Gussago. Io, Lucrezia, Melania con Gian. Là troveremo Daniele.

Lucrezia ed io andiamo al campo sportivo sbagliato.

Mettiamo il navigatore e troviamo quello giusto. Ci leviamo di torno una tipa insistente che cerca di venderci integratori e andiamo a ritirare il pettorale.

Mi sento un po’ oppressa oggi. Mi sembra di vedere intorno a me solo gente fortissima. Le squadre più blasonate e i loro atleti bellissimi luccicanti e sorridenti. Cerco di mandare via quella ragazzina insicura che guarda gli altri da sotto in su, e ritrovare l’atleta che voglio essere. Sono con la mia amica Lucrezia, ho la mia canotta azzurra della squadra, la mia squadra.
Ci posizioniamo dietro la linea pressati come sardine.

Allo sparo si parte indiavolati, io sono nel mucchio di quelli forti, come al solito mi lascio trascinare come un animale ignorante e dopo i primi 500 metri il Polar  segna che sto andando a 3,20. Noooo! sto sbagliando, ma l’animale ignorante non riesce a rallentare perchè non sopporta che altra gente intorno vada più veloce. Stupida…. rallento, poi arriva la salita e poi curve, poi discesa, che casino di percorso. Mi assesto su una velocità di 4′ al km, quanto sarei brava se riuscissi a tenerla fino alla fine, ma poi arriva un tratto in piano al sole, o forse una lievissima salita, sono molto affaticata.

Mi superano un paio di donne, poi altre 2. Non mi arrabbio con loro ma con me che oggi sto proprio sbagliando tutto. Le due donne si mettono davanti a me al mio passo e corro un po’ con loro, poi sotto il sole cocente perdo un po’ di velocità e non le vedo più. Se poi sapessi almeno dove sono i cambi di pendenza….

km 6. Ho caldo, ho sete, c’è un ristoro ma come al solito lo ignoro, vedo uno che beve ma so che se lo faccio perdo il passo e sicuramente l’acqua mi farebbe male. In ogni caso, sto male. Lo stomaco sembra una bolla di sapone che lievita dentro di me.

Rallento ancora un pochino, non molto ma il tanto che basta per riprendere un po’ di fiato e ironia della sorte dopo poche centinaia di metri, quando torno a spingere, ecco di nuovo la dannata ultima salita. Km8. Sono stufa di combattere, non mi sto divertendo neanche un po’.

Basta, non gareggerò più. Se fossi in falesia con Sandro a questo punto pianterei il capriccio del “non scalo più” per aspettare un abbraccio e farmi passare il broncio. Invece sono qui da sola al caldo e attorno a me è pieno di gente sudata e indiavolata che corre sento intorno a me respiri affannati come il mio, un paio di ritirati camminano e un po’ li invidio e un po’ penso a Barbara che mi ha iscritta, alle mie compagne di squadra che anche loro stanno soffrendo come me da qualche parte sul percorso (magari però sono state più furbe di me in partenza).

Allora stringere i denti, come quando in parete su una via poco protetta non ne hai più ma sai che se cadi ti fai male seriamente… tiro fuori quella grinta, quella che se molli sei morto, per cui non si molla ma si va avanti. Ultimo km, ultimi 800, inizia ad esserci un po’ di pubblico, 400 metri, poi il gonfiabile dell’arrivo… ancora 100 metri, vedo la bionda davanti a me ma più di così non posso correre, vai cara, te la sei meritata una posizione più della mia.

E’ finita.

Sono finita.

Butto il chip nella cassa e vado al ristoro a bere.

Non sono contenta, sono solo contenta che sia finita, poi il mio tempo non lo so perchè ho dimenticato di stoppare il polar, l’ho fermato dopo che ho tolto il chip. Fa niente, erano tutte davanti a me, tanto.

Mi riprendo, vado ad aspettare Lucrezia verso l’arrivo, la trovo grondante anche lei, ci abbracciamo e cerchiamo Melania. Mangiamo, beviamo, e andiamo a vedere i tabelloni.

Impossibile, devo aver letto male, è scritto piccolo…. ma cosa ci fa quell’1 così vicino al mio nome… 1a SF40. tempo: 41′ 48”. Ci abbracciamo, mi abbracciano, sono contenta, ricontrollo che non si sa mai.

A questo punto urge una doccia, poi le premiazioni, e Lucrezia resta con me.

Il prato verde, il sole, la prima giornata estiva, i sorrisi…. tutto lentamente riprende forma insieme al mio affaticamento che mano a mano scema via.

Il premio più bello è il calore umano di chi mi sostiene: Sandro, la mamma che oggi è la sua festa, le mie compagne di squadra.

Grazie.

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