Rock’n’run

La Maddalena, come un tempo fu la Grignetta, è un po’ il mio rifugio. E’ la palestra a  cielo aperto dei bresciani: cammini, corri, sali in bici, scali, c’è anche gente (quei pazzi! – ironico) che ci si lanciano con il parapendio.

Ecco, oggi sono tornata in Maddalena, era da un po’ che non venivo a scalare qui, dallo scorso novembre quando con Sandro qualche volta siamo fuggiti dalle nebbie di Brescia per goderci qualche ora di piacevole arrampicata al sole.

Mi ha sempre fatta stare bene, la Maddalena. Le corse su e giù fino al Grillo la mattina presto, poi quella sera in bici, poi tante arrampicate in 9 anni di attività verticale.

E oggi, che Sandro è impegnato ad assicurare in palestra le giovanissime promesse dell’arrampicata sportiva, Gabriella ed io ci sentiamo e ci organizziamo. E’ lei a propormela. CI guardiamo e ci chiediamo chi delle due debba andare a mettere i rinvii su Yellow Bag. Chissà perchè ma questa scenetta me l’ero immaginata, dato che entrambe scaliamo solitamente con i morosi, e si sa che i morosi hanno quell’antipatica (ma comoda per noi) tendenza a proteggerci, quindi di solito salgono loro per primi. Bene parto io.

Odio Yellow Bag perchè è untissima… visto che è da parecchio che mi alleno in palestra ma non scalo su roccia salgo con l’eleganza di un bruco storpio. Però chiudo il tiro. 6a politico. Sale Gabriella e lo chiude anche lei, ma decidiamo entrambe per un altro giro, per raddrizzare le gambe al povero bruco storpio che è in noi e poter salire con un po’ di dignità la temutissima Non Baciatemi. 7a. Così è.

SI va be, ma non sto mica parlando di arrampicata…. no. Sono finiti i tempi in cui la domenica era consacrata tutta quanta alla pietra, al grado, alla prestazione. Quei tempi mi hanno salvata, ma poi è giusto guardare avanti. Io e la mia amica oggi siamo qua a raccontarcela tra un tiro e l’altro senza uomini che hanno fretta e ti tolgono i rinvii dall’imbrago quando ancora hai su le scarpette. Ridiamo un po’ di loro, chiaccheriamo senza inanellare ripetute a tempo record (anzi). Una parte della me stessa di prima mi rovina il gioco…. riprovo Non baciatemi, finalmente ho capito come si risolve ma la vorrei chiudere. Errore: parto con l’aspettativa. Il respiro si fa corto, i muscoli sono contratti, salgo fino al maledetto passo bofonchiando sotto lo strapiombo. Mi faccio calare, non è così che si sale.

Aspetto un po’ e risalgo, lancio alla pinzettina ma ormai sono troppo stanca e non la tengo. Fa niente, ho scalato bene oggi. Sarà per la prossima volta.

Siamo contente di questa bella mattinata. SI sta bene in primavera…. Non ho chiuso il tiro, pazienza. In realtà non me ne importa granchè.

MI ritrovo da sola in macchina e decido: parcheggio a Rezzato, ho con me pantaloncini e scarpe… non passo nemmeno da casa e vado a correre sul naviglio. Immagino già famiglie in passeggiata, ciclisti e runner ad animarla, c’è il sole e sarà diverso da come lo vedo di solito. Mi cambio e parto, dovrei fare un lungo di 11 km a ritmo sciolto, parto un po’ come capita senza badare più di tanto al ritmo, più che altro infastidita dal vento contrario. Quando prendo il giro giusto del passo decido il punto di arrivo per girarmi, mi giro e mi trovo finalmente a correre con il vento favorevole. Come previsto la piacevole stradina è frequentata, ma non affollata, da famiglie e ciclisti che scendono da qualche giro. Runner, nessuno. In effetti è insolito correre la domenica pomeriggio. Il ritmo è variato da 4.45 al km dell’andata a 4.20 ora con il vento favorevole. Concludo così 12 km a 55 minuti! Sono un po’ sorpresa …. non me l’aspettavo.

E’ stata una bella domenica, è primavera e c’è una temperatura stupenda. Aspetto Sandro, ho voglia di sentire il racconto della sua giornata e decidere insieme dove scalare domani mattina, ce la siamo presa entrambi libera per compensare questa domenica separati.