Coste dell’Anglone – Oksana

La potenza dei social network.
Conosco Sandro dai tempi di Rovato1. Cioè da quando ho abitato qui tra il 2008 e il 2011, ci siamo incontrati qualche volta in giro per falesie, così per caso, e diverse volte al Roc Palace. Solo ultimamente avevamo anche condiviso qualche blocco in palestra, poi in genere lui e il suo codino argentato andavano a giocare a biliardino e io continuavo ad incapponirmi su blocchi per me impossibili. Lui e Ralph, quelli forti, che scalavano forte in falesia e facevano vie dure. Quelle vie dure di cui avevo casualmente letto qualcosa sul blog di Sandro.
Poi sono andata “in esilio” per lavoro a Milano, un giorno ero capitata a Caionvico per caso e toh, c’era pure lui. Senza più codino. Ne avevamo parlato, anche.

Poi sono tornata a Rovato. Tornare qui ha significato per me, oltre che dedicarmi al lavoro matto e disperatissimo per due mesi quasi senza soste, anche desiderare di tornare ad un’arrampicata diversa dai monotiri, che mi facesse respirare come facevo un tempo, quando passavo i week end appesa via a qualche parete, ascoltando silenzi e condividendo tra un silenzio e l’altro tanti sogni e tante vicende con i miei compagni di cordata. Poi mi ero eclissata, l’esilio mi ha portato a crescere tecnicamente, a passare tante domeniche in compagnia in falesia, come un camaleonte che si sa adattare alle situazioni che gli capita di dover vivere.
Torno qui e per certi versi la mia vita mi sembra tornare ad essere un foglio bianco, in cui le situazioni da vivere posso crearle anche io. Forte dei gradi in più che l’esilio milanese mi ha regalato, ora mi sento un po’ meno impedita, almeno tecnicamente.
Tra un’influenza e una domenica lavorativa, capita che ci mettiamo d’accordo, io e Sandro. Beh propongo di giocare su terreno neutro, via a più tiri, ma sportiva… non so come potrei reagire davanti ad un ipotetico diedro strapiombante senza vedere metallo luccicante a palesarsi come protezione. Ho in mente un paio di vie, ma dall’altra parte del telefono suona una voce che si stringe tra le spalle e risponde “ehhh quella l’ho già fatta”. Figurarsi. Va be scegli tu. Poi cambiamo ancora idea, va be insomma. Sto sempre proponendo una via a “Ex-codino-d’argento” che ha fatto di tutto e di più su tutte le pareti calcaree delle alpi centrali e delle dolomiti. Io ho salito 4 vie in croce, tanti sogni, poco tempo, troppo poco, troppi intoppi. Andiamo verso Arco, neve sul Baldo, lago in assetto invernale privo di presenze natanti di ogni tipo, ma la gardesana è sempre bellissima. Si chiacchera di vie, di idee, di concetti vari e assortiti. Si sceglie la parete, poi camminando verso la parete decidiamo anche la via. Per me giornata dell’umiltà. Ho sbagliato troppe volte peccando di altezzosità, oggi sono io a dire “mah io vedrei quella là più facile”, le parole mi escono da sole. Understatement day. Invecchiando si diventa saggi. Primo tiro, fa freddo ed è in ombra. Sandro: parto io? Si si (che poi, pensavo fosse scontato visto che si era preattrezzato l’imbrago di ferramenta prima di partire). Meno male. E’ duro, o ho freddo, o entrambe le cose. Odio l’aderenza sarchica, lo spalmo sarchico, i primi tiri sarchici. Sono sempre delle fregature enormi che ti fanno sentire incapace.
Poi migliora, questa via Oksana di cui non so niente se non che è tutta “6a, 6b, 6a obbl”. Non so neanche quanti tiri sono, penso che lo capirò quando finiranno gli spit e faremo sosta su un albero da cui partirà una sorta di sentiero che scende, a destra o a sinistra.
Intanto alla nostra sinistra due ragazzi attaccano la via “degli esseri brutti”, e ci guardano con superiorità (mi sembra). Già, loro sono alpinisti veri, noi saliamo “sugli spis”. Gli esseri brutti smadonnano, poi non li sentiamo più. Via che scorre senza infamia e senza lode, con un bellissimo diedro che tocca a Sandro, il tiro più bello della via, serpeggiando per una linea spettacolare e traverso finale sotto i tetti. Molto sarchico.
Arrivano nubi e freddo, finiamo la via e scendiamo. 4 ore da macchina ad attacco, è ancora presto, che si fa? Per Nonna Evelina, ex candidata, è troppo tardi e fa troppo freddo…. Traversi Perversi.
Parto io su un tiro infame dato 6a+. Il tiro delle evoluzioni… il 6a+ più duro della valle, forse. So che se piede sta dove mano tiene, c’è un vuoto cosmico di due metri tra una presa e l’altra, e per i piedi bisogna inventarsi strani spalmi che cedono impietosamente (del resto, mano non c’era stata). La sosta scomoda, appesa e illogica non ci garba per cui faccio sosta su ben più comodo albero sulla destra. Spirito alpinista anarchico. Comodamente accucciata tra parete e ramo dell’albero assicuro Sandro sul secondo tiro, poi dovrebbe partire un traverso. Ovviamente non abbiamo la relazione e l’iphone è senza campo. No way. Sorpresa, gli spis vanno in alto.
Dialoghi verticali.
S. Eh sembra duro
E. (che non avendo binocularità non vede gli strapiombi). Beh se danno 6a, ci saranno le prese buone, ma non si vedono.
S. Si, però strapiomba
E. (per motivo di cui sopra) silenzio…. e dentro di se pensa che boh, se danno 6a e gli spit sono così pochi, sarà facile
Teatrino… duro sto 6a… sembra quasi un 6c. Blocca. Tengo? Si si tieni!!!! inutile ogni tentativo di mettere il rinvio nel pressione tra uno spit e l’altro. AH si, tra uno spit lontano e l’altro, sono comparsi dei chiodi a pressione, molto vicini. Ok, non è 6a, non è la nostra via, ma ormai.

Intanto è un po’ tardi, è evidente che abbiamo cannato via tra un traverso e l’altro, e che di qui non si passa se non in artif. Forse una via che attraversa la nostra, o viceversa. Va be, Sandro, che ha mestiere, sale e recupera tutto, 2 doppie e siamo a terra, con ampio margine sull’ora del tramonto ma con la parete già gelida.
Morale: portare la relazione anche se la via è a spit.
Morale 2: tra una cosa e l’altra, in questi due mesi, complice anche la giornata di oggi, mi è tornata voglia di parete, come se avessi lasciato un segnalibro 2 anni fa, o forse più. Maledette chiacchere in macchina…. quelle che ti riportano “ai tempi”, e che ti fanno pensare che ancora tante cose siano possibili, quando solo 3 mesi fa sembravano archiviate per sempre.

Poi chi lo sa, ci sono giorni in cui è bello pensare che la vita sia un foglio bianco.