Due fokozzone sugli sci

Serena invita l’amica Gaia per una sciata, l’amica Gaia, ormai convinta rocciatrice, che ha abbandonato tutte le “armi” dell’alpinismo eroico e dello sci, è combattuta. Non riesce a pensare di non passare una domenica appesa a qualche parete a far andare le falangi. Ma è evidente che questa domenica tutto sarà bagnato dato che piove da ormai 10 giorni. E’ evidente che ci sarà il sole, e che passare una giornata al chiuso di una palestra è un delitto, non è semplicemente pensabile.

Insomma dopo un infinito tira e molla le due amiche si mettono finalmente d’accordo (praticamente 10 minuti prima di andare a dormire…. w whatsapp e i messaggi grautiti).
Gaia passa a prendere Serena sotto casa sfrecciando sulla circonvalley deserta, Serena attraversa la strada di corsa con gli sci in mano e via, che la giornata delle Fokoz-amiche in pista da sci ai piani di Bobbio abbia inizio!
L’accordo per oggi è: passare una giornata a divertirsi, ridere e sciare, lasciando a casa le solite paturnie, menate, pensieri tristi, insomma le solite cose di cui parlano le amiche. Riusciranno a mantenere l’accordo?

Colazione al Coyote Ugly. Chi ha scalato qualche volta nel lecchese non può non conoscerlo… un must. Poi arrivano a Barzio, Gaia non scia da un sacco di tempo e immediatamente si ricorda perchè. Milano sotto Natale non è così trafficata come Barzio in questo momento… Gaia guida tranquilla seguendo i cartelli degli impianti quando un omino in mezzo alla strada le fa brutalmente segno con la paletta che deve tornare indietro, i parcheggi alti sono pieni. Eh già… dove pensava di andare una tipa con 2 paia di sci nell’abitacolo (gli arrampicatori non hanno portasci sul tettuccio).

Raggiunto il remoto Parcheggio 4 e scendendo dalla macchina Serena si accorge di aver dimenticato i bastoncini a casa, Gaia ha invece in macchina da tempo immemore i suoi vecchi bastoncini da trekking, insieme alle catene. Sempre, tutto l’anno, così non deve cercare un posto per queste cose in casa. Peccato che si accorga solo ora che a uno manca la parte finale. Entrambe vincono così un giro al noleggio sulle piste, evviva. Ma ora andiamo a prendere la navetta. Eh si certo… la navetta aspetta loro… una coda che neanche ai panettieri nel periodo comunista in Russia, o a San Pietro per visitare la Basilica. Quindi le due amiche si mettono diligentemente in coda, e passano il tempo a guardarsi intorno, oltre che a fare della sana e più che motivata autoironia. Entrambe sono dotate di materiale da scialpinismo, nonostante nessuna delle due lo pratichi. Serena è ben vestita causa di recenti acquisti, mentre Gaia si è presentata con dei pantaloni da ghiaccio tutti ramponati su un lato. Ma non sono a Curma o a Santa o a Madonna, e anche se fosse, basta riderci su.

Finalmente arrivano sulle piste con tutta l’attrezzatura necessaria e in ordine. La temperatura è buona e quella falesista di Gaia per ora non lamenta il freddo, lei che è abituata a scalare le assolate pareti di fondovalle in maglietta cerca nel suo recondito passato di alpinista i ricordi del freddo e deve ammettere a se stessa che oggi tutto sommato si sta bene.
Visto che sulla pista facile c’è troppa coda e Serena freme per sciare, si parte con la nera. Gaia deglutisce ma fingendo nonchalance si mette in coda per la seggiovia, meditando vendetta la prossima volta che porterà Serena a scalare. Altro che tiri facili di riscaldamento…. si frega mentalmente le mani. Serena è tutta contenta della bella giornata e del bel panorama, effettivamente la neve è tantissima, il cielo si sta aprendo, le Grigne hanno un aspetto patagonico. Peccato solo che la gente sia davvero troppa!!! Gaia guarda il panorama ma è soprattutto la pendenza della pista ad attrarre la sua attenzione, considerando anche il fatto che non fa una curva con gli sci da due anni. E chi si ricorda? E la memoria va rinfrescata proprio su una nera? Si guarda intorno in cerca di una scappatoia. Da un lato la parete nord, indietro il bosco, davanti il fuoripista. La nera tutto sommato resta l’ipotesi più papabile. Derapare, chiudere le curve…. si può scendere anche se si è delle fokozzone e si fa solo finta di saper sciare! Serena invece scia bene, si vede che l’ha fatto di più e per più tempo.

La giornata scorre piacevole, il tempo diventa strepitoso.. La pista della Valtorta è la più bella e lunga, e anche la meno affollata. Qualche ripetuta su questa quindi non può mancare.
Una sosta in bagno (coda, tanto per cambiare) che costa anche una risalita sci in spalla… il comprensorio dei Piani di Bobbio non sarà mai noto al mondo per essere logisticamente ben collegato. Ma Gaia, che non ha esperienze di grandi comprensori non ci fa troppo caso, mentre Serena, che ha sciato in località ben più blasonate, ha qualche appunto da fare. L’ultima discesa è sulla pista che hanno fatto per prima, un paio di discese anche su questa, poi sosta panino al rifugio Lecco (da vere caiane evitano i rifugi da pistaioli e preferiscono un rifugio alpino). Essendo a metà pista è preso meno d’assalto degli altri.
Un panino al formaggio per Gaia, un piatto di polenta con carni e formaggio per Serena, che stravede per la polenta. Il tutto su un bel tavolo al riparo del vento e baciato dal sole, con le Grigne a destra e il Pesciola a sinistra. Gaia lamenta il freddo alle mani, ma la fettona da 3 etti di formaggio nel panino le occupa la bocca e fa silenzio per un po’.

Serene e gaie dopo la bella giornata le due amiche si apprestano a tornare al punto di partenza per scendere a valle. In corsa forsennata arrivano a prendere la navetta già pronta al parcheggio, vengono letteralmente spinte su dall’omino addetto al riempimento navette, il suo compito è trasformare il pulmino in una specie di buco nero che assorba una massa umana inverosimile, creando una specie di tetris tra le facce delle persone e le sagome degli sci. Strette come sardine in questo viaggio della speranza che sembra durare ore (in realtà sono 10 minuti) vengono sputate fuori di nuovo al remotissimo parcheggio 4, dove, di colpo, sembra essere esplosa la primavera. Ci sono 12 gradi, un’aria che profuma di fresco e di bella giornata.

Obiettivo principale: sciare. Fatto
Obiettivo 1: divertirsi. Fatto.
Obiettivo 2: sparare cazzate. Fatto, senza nessuno sforzo.
Obiettivo 3: evitare i soliti discorsi sulle solite persone. Fatto, quasi del tutto.

Intristite dall’orizzonte metropolitano rientrano in città, restituite al traffico e pronte ad affrontare una nuova settimana di pioggia.

I nomi sono stati scelti in modo accurato e ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.
Per tutto il viaggio di andata Gaia rideva del nome di Serena, non notando che la mamma davanti a lei chiamava sua figlia proprio Serena. Un saluto alla bambina e l’augurio di vivere con serenità la sua vita davanti!bobbio