Gandini al Cinquantenario, Marimonti al Cecilia

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Altro week end di tempo instabile, dopo una sfalesiata con buoni frutti sabato pomeriggio, la sera mi viene l’ispirazione: andiamo a fare la Gandini al Cinquantenario!
Una via che l’anno scorso non volevo assolutamente percorrere, legata a vecchie ruggini: al solo sentirla la mia riposta era: ma sei pazzo? proprio quella no!
Invece mi viene voglia di andarci, ha la fama di essere “una delle più belle del reame”….
Quando ci alziamo che piove, ma già mentre facciamo colazione smette. Arrivati alla prima rotonda fuori casa si vede il Grignone con sopra il cielo sereno, ma ci sono nubi basse. Arrivati ai Resinelli ci si apre il sipario con una bella Grignetta al sole!!
Prendiamo il sentiero dei Morti, nome un po’ sinistro per un sentiero che dritto e ripido ci deposita nei pressi del torrione, dove una cordata sta attaccando all’ombra gelida Fantasma della Libertà. Ci prepariamo e parto nella stessa ombra gelida. Dopo 2 passaggi ho già le mani insensibili… azz! Il sole fa capolino dietro il Cecilia ma una nuvola gli impedisce di fare il suo lavoro di riscaldare pareti e arrampicatori.
A metà tiro ho le mani tanto fredde da non capire cosa stringo, quindi prima di arrivare a un chiodo metto dentro un friend e senza neanche rinviarlo lo tiro, poi lo tolgo. A fine tiro finalmente vado quasi in temperatura… Andrea soffre le mie stesse pene con l’aggravante di essere stato più di me fermo all’ombra a farmi sicura.
Siamo in sosta di fianco ai 2 ragazzi, con cui si scambiano 4 chiacchere, percorriamo tutta la via in parallelo. Ci accorgiamo che le numerose persone che vanno al Rosalba dalle Foppe si fermano e ci fanno fotografie, o guardano le nostre acrobazie. Magari qualcuno penserà ” ma come salgono? eh beh, avranno i rampini. Ah ma poi mica fanno arrampicata libera, hanno le corde!”

Ora sono alla base dello strapiombo del secondo tiro, il famigerato 6c che l’anno scorso un noto alpinista lecchese mi ha detto “ma figurati, vai, tanto arrivi lì e tiri i rinvii e passi, ma non mi ero fidata”. Parto verso destra, rinvio il resinato e provo a salire. Trovo buchi buoni per le mani ma non riesco a mettere i piedi in modo da stare in equilibrio, quindi in maniera molto classica, non ci metto molto a tirar fuori una fettuccia e infilarci un piede. Arrivo così al fix successivo (effettivamente è chiodata per l’artif) dove faccio la stessa cosa. Alzandomi nella fettuccia arrivo al buco buono ed esco dal tratto duro. Con bei passaggi su buchi si arriva a una fessura, altro passaggio impegnativo, ma stavolta senza l’ausilio di mezzi artificiali ne esco senza perderci tempo. Bel tiro, piuttosto faticoso, su roccia super!
Andrea trova un suo modo per passare, senza mettere i piedi nelle fettucce che poi farebbe fatica a togliere.

Segue un bellissimo tiro da proteggere, molto divertente. Vengo presa in giro perchè come mio solito non vedo le clessidre (per cui è famosa la via) e uso i friend.
Uffa…. sono proprio ciecata!!!

Segue una lunghezza su diedro facile e traverso bellissimo, molto tecnico con un paio di passi delicati. Quindi ultimo tiro facile, poi strapiombo fisico ma ben ammanigliato. Quando anche Andrea arriva in cima do un tocco leggero con un rinvio alla campana che si trova in cima. Siamo veramente vicini al rifugio, sentiamo distintamente le voci. Sensazione strana, di solito si arrampica in posti dove non c’è nessun altro che non stia facendo la stessa cosa.
Mentre i ragazzi scendono, noi ci consultiamo.
Dovremmo andare con una doppia all’intaglio e proseguire sul Marimonti al Cecilia. E’ in ombra però… io ho freddo e Andrea è stanco di braccia. Una decina di minuti per capire quanto ho freddo io e quanto ha male alle braccia lui, io dico “decidi tu” lui dice “no decidi tu”, alla fine decidiamo di andare.
La via è facile, un tiro di raccordo e 2 tiri belli, infine in conserva arriviamo in vetta, davvero panoramica. Siamo contenti di averla fatta, ora siamo al sole, si sta benissimo. Non vorrei più scendere… la soddisfazione della Gandini, poi questo piccolo regalo della cima del Cecilia, contemplo tutto quanto sta sotto, i prati verdi, il lago blu, le cime Svizzere (tutti gli Horn insomma) che Andrea conosce tutte quante e me le indica.
E’ però ora di scendere, doppia e 10 minuti di sentiero e siamo al Rosalba, dove c’è quel casino che toglie tutta la poesia della scalata della giornata. In fretta mettiamo tutto a posto e scendiamo per le Foppe, dove qualche camminatore occasionale ci chiede quanto manca alla macchina, e una coppia bisbiglia per poi concludere che ci ha riconosciuti, eravamo quelli “che si arrampicavano su quella montagna là”, concludendo che quella montagna là (il Cecilia) fosse la cima della Grignetta. Ci dice che ci hanno sbinocolati e fotografati, io vorrei scomparire. Saluto e scendiamo rapidi, mentre Andrea è già avanti.

Come sempre si finisce al Forno, come sempre si incontra qualcuno da salutare e con cui fare due chiacchere…. e dalla Grigna si torna sempre con un sorriso e una bella giornata da ricordare.