Grignetta – Torre Costanza – Via del Littorio

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Dopo tanto tempo ho voglia di tornare a scalare in Grignetta, anche se le previsioni non sono proprio incoraggianti (come troppe volte in questa estate) decidiamo di andare ugualmente. Andiamo a conoscere un nuovo torrione, andiamo ad incontrare lei, la Signora delle torri, la “bella e impudica”, la Torre Costanza, famosa per la temuta via Cassin e per la temutissima e pochissimo ripetuta via Bonatti.
Il nostro programma prevede la via del Littorio (aperta da Cassin con Mario “Boga” e l’amica Mary Varale), poi la dimenticata via Boga, sulla parete Nord.

La Signora è bella, altezzosa e severa, se ne sta là, isolata e difficilmente raggiungibile: decidere di andare a trovarla implica un bell’avvicinamento per un canalone selvaggio dal nome poco rassicurante, il Canalone del Diavolo. Insomma, vuole essese un po’ corteggiata e non disturbata da perditempo e merenderos.
Lasciato il sentiero delle Foppe ci avviamo in un sentierino che ci porta nel canalone, qualche passo in arrampicata, qualche passo che rendiamo più difficile perchè non è evidente dove aggirare l’ostacolo. Pensiamo che la discesa non sarà una comoda passeggiata. Davanti a noi, staccati di una decina di minuti, ci sono tre persone, non possono che essere dirette dove andiamo noi. Siamo comunque veloci e in poco meno di un’ora e mezza siamo insieme ai tre personaggi a prepararci. Loro saliranno “L’altra faccia della Grigna”, di fianco alla via del Littorio e più difficile, una via moderna di Vitali. Un rapido sguardo all’interlocutore più chiaccherone e non ci vuole molto a riconoscerlo: è Pietro Buzzoni, autore con Pesci delle guide Lario Rock! Qualche parola e ciascuno parete sul proprio itinerario.
Decidiamo di non unire i primi due tiri, sono facili e temiamo attriti inutili delle corde. In breve siamo alla base del bel terzo tiro, un camino formato da una lama staccata, una piccola porta del cielo. Tocca ad Andrea, non lo vedo ma vedo Pietro che lo guarda dalla sosta, gli dà un consiglio. Quando tocca a me mi accorgo che effettivamente le due pareti del camino sono belle lisciate dall’acqua e il resinato non è così vicino. uhm…. sono quasi contenta di averlo fatto da seconda! Comodamente mi siedo sul bordo superiore della lama, bevo e guardo il tiro dopo. eh. beh i chiodi ci sono. Una fessura lievemente strapiombante, VII+. Tento la libera, arrivo quasi in cima, è fisico ma le prese ci sono, gli appoggi bisogna un po’ fare finta che siano buoni ma si sale. Poi cerco la presa, cerco l’appoggio ma perdo un po’ di tempo, la mano nella fessura chiede pietà. Mi devo appendere. uf. Niente libera. Riprovo, è proprio duro, mi tocca tirare un chiodo. Accidenti… “solo” 6b+ ma che lavorata! Gran bel tiro con roccia bellissima, comunque. Complimenti agli apritori e alla ragazza che era con loro!

Unisco il tiro successivo di V+ con l’ultimo facile, bellissimo il V+ poi la roccia torna ad essere niente di che, e facilmente ma tirando la corda come un mulo arrivo in sosta. E pensare che ho messo solo un friend oltre al poco o nulla che c’era sul tiro! 3 minuti dopo arriva anche il capocordata dell’altra faccia della Grigna, lamentando la qualità non eccelsa della roccia sul suo tiro.
Da ovest e dalla cima arrivano nuvoloni e si alza il vento. Scendiamo dal torrione, guardiamo bene la Boga e poi guardiamo il cielo…. con la discesa che ci aspetta non abbiamo voglia di rischiarla sotto l’acqua.

Pietro ci mostra la discesa alternativa che faranno loro per evitare un tratto di canalone. Partono prima di noi e spariscono tra le guglie e i prati verticali. Cerchiamo un po’, perdiamo il tempo che quasi ci sarebbe bastato per la Boga e torniamo sui nostri passi, ci rassegnamo a scendere il Diavolo come l’abbiamo salito. Il diavolo è diabolico… la discesa sembra non finire mai! Abbiamo caldo ed è tornato il sole quando entriamo nel bosco delle Foppe. Butto lì un “andiamo a fare la Renata al Pertusio?” (vecchio conto da chiudere). Andrea mi dice svogliatamente di no e mi guarda come se stessi scherzando. Ok… allora andiamo a berci una birretta e a rilassarci un po’ alla solita terrazza del forno, è bello anche così. Nello scendere ho guardato il camino del Costanza… da un lato non viene voglia di salirlo, è scuro e repulsivo. Dall’altro è tremendamente affascinante…..

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