La Disfatta dei Daoniani

IMG_3683 Solite chiacchere tra colleghi in negozio tra un cliente e l’altro, tra una faccenda e l’altra. Ancora 2 giorni di lavoro e poi comincia una settimana di ferie con Sandro e ancora non sappiamo bene cosa fare.
Così un passant chiedo a Matteo (Pota) cosa farà nel week end, mi dice che non sa, vorrebbe scalare e io lo invito a fare con noi qualche tiro in falesia.
Mi ribatte che in falesia non gli va e di rimando mi propone di salire con lui la sua irripetuta Disfatta dei Daoniani allo Scoglio di Boazzo.
“Si, ma è durissima” dico io. E lui comincia con il suo solito “ma nooooo, ma figuratiiii!”, è ben chiodata, si, da integrare, si certo c’è un tratto che probabilmente è sul 7c e un altro tratto in A0, che si, certo il resto è sul 6b 6c, si forse l’obbligato è circa 6c+ ma no, non è dura. E gli piacerebbe andare con il vecchio schizzo per confermare i gradi, dato che non ha più avuto l’occasione di tornare su.
Beh io da seconda tento di salire ovunque, mi fa anche molto piacere accompagnarlo, gli dico di chiamare Sandro, sentire lui e poi per me va bene. Mentre servo l’ultima cliente della giornata, con un orecchio sento i due che si accordano per telefono.

Ci si incontra a Idro e inizia la giornata.
Al parcheggio incontriamo Martino e socio che sono lì per scalare ma senza un’idea precisa, Matteo propone loro di salire Premiata Ditta, a sinistra e molto vicina alla “nostra”. Il tempo non promette, ma lo Scoglio è una cosa fantastica: avvicinamento da falesia, ma di quelle proprio da famiglie. Rientro comodo in doppia o, come faremo noi, per sentiero (20 minuti). In mezzo però mentre scali, soprattutto se a questa roccia davvero unica non sei abituato, riesci a provare le stesse (nel bene e nel male) sensazioni che si provano su pareti più alte e più in alto. Il bello dello Scoglio, per chi è capace di dialogare con i suoi funghetti e con le difficoltà spesso molto alte che questa parete oppone.

Ah, io oggi faccio la fidanzata e l’amica/collega. Mi metto qui, brava seconda, salgo su e faccio le foto. Mi diverto. I miei prodi decidono di dividersi la via in due parti: inizia Sandro sui tiri che Matteo ha già scalato sia in apertura che in un primo tentativo di ripetizione. Dalla cengia in poi salirà Matteo.

Il primo tiro è stupendo, verticale, dovrebbe essere intorno al 6b+ con un tratto che poi valuteremo di 7a+. A freddo non è così facile e quando tocca a me sento al terzo rinvio gli avambracci che si lamentano del riscaldamento poco consono.
Mi sento scoraggiata, non ho mai fatto tanta fatica a scalare anche da seconda. Non riuscire ad impostare alcuni passi mi manda in bestia.
IMG_3657Secondo tiro, il chiave. Partenza non dura, tratto che poi confermeranno essere 7c in placca, tratto di A0 e poi uscita più scalabile, dopo un ribaltamento non facile per entrare nella fessura finale. Nel complesso una legnata (per una come me), ma assai divertente, per chi su queste difficoltà è abituato a scalare. Da discreta placchista riesco almeno ad impostare il 7c, poi tenere quel fungo svaso mi richiederebbe ben più di un tentativo.

Terzo tiro: breve muretto 7a (per me super morfologico e infatti col cavolo che riesco ad impostare l’entrata), poi più facile.

Quarto tiro: l’onda, il capolavoro. Il primo tiro, questo e il successivo secondo me valgono la via. Ma questo è proprio entusiasmante, con il traverso iniziale facile e super expo, e poi quella placca molto molto bella a funghi lontani, un tiro da gustare. 5b, 6c e passo di 7a+.

Cengia, breve trasferimento sotto un tetto/diedro fessurato, ci si può slegare e difatti i capicordata si danno il cambio, io mi siedo su un masso a guardare. Piove. Ma il tetto ci protegge. Penso a Martino e socio che si staranno lavando sulle placche. Poco dopo li vedrò arrivare da noi bagnati fradici, impossibilitati a proseguire.

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E via, Matteo inizia a scalare veloce, recupera Sandro e decidono che io aspetto a salire perchè piove tanto e la sosta è scomoda per tre. Poi Matteo si cala e io salgo il tiro da seconda, è talmente bello che mi spiace non provarci nemmeno. Quando arrivo in sosta ha smesso di piovere, così Matteo risale la corda, e passa oltre salendo il breve ma intenso tiro che scavalca il tetto ed esce in placca.

Ultimo tiro, il più facile della via, porta alla seconda cengia. E’ logico a questo punto finire sull’ultimo tiro di Premiata Ditta e scendere poi per sentiero.
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Vedo Matteo compiere un’acrobazia da boulderista per passare il tettino, io sono ormai alla frutta…. solo 220 metri di scalata mi hanno demolita, mi sento incapace e scoraggiata, ma altrettanto contenta di aver accompagnato Matteo in questa ripetizione e di essere stata invitata, contenta di aver vissuto questa giornata con Sandro. Sono quelle giornate che ti gusti il giorno dopo, perchè al momento hai vissuto quasi troppo.
Lezione di livello.
La via non è solo dura.
E’ logica, è bella, è per chi può permettersela.
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A me resta sicuramente l’esperienza di aver accompagnato uno dei due apritori e un bravo alpinista nella prima ripetizione, mi resta il ricordo e la lezione di cosa sia l’alpinismo moderno su roccia, cosa sia l’alta difficoltà. Non solo per averla scalata, ma per averla scalata con chi questo itinerario l’ha aperto e me l’ha raccontato anche durante le soste.

Matteo e Silvio sono davvero una “premiata ditta”.
Chapeau.