Orrido di Foresto

Conoscevo questo posto da tanti anni per la fama della ferrata, che però non ho mai fatto.
Il week end comincia male: in giro non si parla che di saldi, la gente aspetta quelli per fare le spese, ed ecco, tutti in giro a far compere! La giornata in negozio è massacrante, fortunatamente non ho programmi impegnativi per la domenica, perchè non sarei in grado di rispettarli.
DOmenica danno brutto, chi può è via per 2 giorni, altri non fanno niente… e c’è chi aspetta la domenica per vedere un quadrato di cielo senza palazzi intorno e di avere un po’ di roccia davanti al naso.
Siamo in mezzo accordo con Nicola… e tra preparazione della cena e passaggio aspirapolvere (sabato sera!) ci mettiamo d’accordo. Con molti ostacoli da parte del sito delle ferrovie che migliorando la grafica hanno peggiorato il servizio riesco persino a trovare un treno per Torino la mattina presto.
Infilo il necessaire nello zaino finisco le mestieranze e ciao mondo, oggi è finita.

Prendo il motorino e vado in Centrale, che ora è un grosso centro commerciale da cui partono anche i treni. Mi spiace per i poveri commessi che sono già al lavoro alle 7:50. Mi sento quasi fortunata…

torino Porta Susa. Nicola, finalmente rivedo Eloisa che sta ricominciando a scalare, e Simone che già avevo incontrato a Finale. Mi portano all’Orrido di Foresto, di cui a parte la ferrata non so niente. E’ bello scoprire le cose poco a poco…. La val di Susa è un altro di quei posti dove un climber dovrebbe andare. Noi del centro-est spesso dimentichiamo che tanta storia dell’arrampicata sportiva è stata fatta qui, quando ancora non si sapeva dove finiva l’alpinismo e dove cominciava il free climbing, quando si sognava il Capitan ma ci si “accontentava” del Sergent, quando si diceva qualcosa di nuovo al mondo del verticale. Venivano anche qui, l’ho letto in Rock Story che ho letto e poi regalato a Danilo che ci teneva.

Ecco, questa è Foresto: una gola ventosa e fresca, dove oggi si sta benissimo a dispetto sia del caldo che c’è fuori che del maltempo previsto (che poi ci ha risparmiati).
Escursionisti che passano guardano quelli che “si arrampicano fino là”.
Io so che passerò la giornata che voglio passare: tra amici. In un momento in cui io e l’arrampicata purtroppo non andiamo troppo d’accordo, o meglio, io sento di scalare molto bene, meglio di pochi mesi fa, ma la testa ha fatto click, soffro di tremende e ingiustificate paure. E’ bello essere tra amici che non giudicano, che ti capiscono e ti lasciano fare quel che ti senti fin dove ti senti, è bello sapere che c’è Nic che può fare da “scopa” ed Eloisa con cui riusciamo a chiaccherare un po’, condividendo un po’ le stesse paure: lei, che era davvero forte, dopo la nascita di Rebecca ha quasi smesso di scalare, sta ricominciando, ed è normale che per lei sia così. Simone ci crede nella scalata, ha ancora poca esperienza ed è già bravissimo considerato il breve apprendistato, so che ora scala tranquillo sul 6c. Ci raggiunge anche Ugo, Vigorone sul forum, che già conoscevo da un incontro finalese di anni fa.

Incontro con un tiro “Galante”. Scelgo io l’ultimo tiro da provare nella giornata, dato 6b. La scelta è tra due, ma quello a destra mi attira per il nome (Danilo Galante è una firma!) e per i chiodi: se li hanno lasciati significa che il tiro ha un grande valore storico. E’ così. Tiro meraviglioso, proprio una bella scoperta. Peccato sia troppo duro, non 6b, oppure 6b molto unto, non so. Nè io nè Simone passiamo da primi, Nic ovviamente passa a vista ed Eloisa passa da seconda appendendosi.
Grande rispetto per i ragazzi di 40 anni fa.

Sono contenta di essermi trovata al cospetto della storia: niente regali, anzi. Ma trovo sempre affascinante scalare dove altre generazioni si sono confrontate, dove i tiri non sono semplici linee di spit ma hanno linee e movimenti da raccontare, da suggerire.

Mi riaccompagnano in stazione, ricerca disperata di un genere di conforto da portarmi in treno, niente, Susa è un “non luogo dello spirito”, una stazione fantasma: nuovissima e fighissima, con unico bar raggiungibile dopo un saliscendi di due passerelle mobili. Compro un panino gommoso e semivuoto per la cifra di un furto legalizzato, saluto tutti e corro al binario un po’ trafelata.
Niente foto…. non ho pensato di portare la fotocamera ed è un peccato, il posto meritava qualche scatto. Ma tanto si torna! (rigorosamente in estate!!)

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