Pian della Paia (Val del Sarca)- via Kerouac

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Ormai l’appuntamento con Gigi il venerdi è diventato un must, in genere non è difficile metterci d’accordo sulla via da fare, abbiamo gusti molto simili. L’unico problema in valle del Sarca è che lui ha già salito praticamente tutto quello che gli interessa, e ogni volta è il solito siparietto: questa, ti interessa? lui: eh, già fatta, 2 volte. E’ già al secondo giro….
Allora lascio proporre a lui, che ritira fuori una vecchia proposta poi accantonata per maltempo qualche mese fa: la via Kerouac al Pian della Paia, non lontana dal diedro Manolo, più impegnativa (così per me sarà un banco di prova quando mai mi deciderò).

Colazione al bar delle placche dove constatiamo che oggi fa davvero freddo… si parte con un capo di vestiario in più a testa, così oggi ci portiamo anche uno zainetto. Al parcheggio incontriamo un’altra cordata, loro sono diretti alla via dell’Angelo, che ovviamente Gigi ha già salito e dà loro qualche indicazione. Ci ritroviamo all’attacco, ma mentre loro salgono i tiri facili ma pericolosamente friabili originali, noi partiamo con i primi due tiri dell’Airone Cenerino, appena a sx.

Io: sembra facile… Gigi: beh è 6a. Io: dai che parto.
Ho bisogno di partire io ultimamente, così per stemperare quel po’ di tensione che in genere mi accompagna prima di salire qualcosa di impegnativo. Con lui potrei starmene tranquillamente tutta la via dietro, ma non mi va più di scalare da seconda, non mi diverte più.
Parto e arrampico con la grazia di un orso appena uscito dal letargo. Tiro strano, diedro vago e di non facile lettura, boh poi sarà che è il primo tiro. Tocca a Gigi che ugualmente fatica sul secondo tiro, sempre per l’interpretazione. Trasferimento e unione del primo corto e facile tiro della via e ci troviamo accolti in un ambiente spettacolare, siamo circondati da pareti rosse e gialle, il cielo si è aperto in un blu che solo in autunno o in inverno si può vedere….
tocca a me, prendo il materiale che mi serve e vado. Dopo i primi metri capisco che oggi non si scalerà proprio veloci, la roccia è quasi sempre da controllare, meglio tastarla bene. Inoltre la chiodatura molto parsimoniosa mi fa pensare un po’ sulla linea da seguire, so che devo andare in fessura ma ce ne sono 3! Un po’ di logica e un po’ di intuito, un po’ cerco le prese usate, arrivo in sosta.

Arriva Gigi molto divertito e ancora mentre termina il tiro dà un occhio a quello che toccherà a lui, dicendo “beh dai sembra che quello dopo strapiombi di meno”. gli faccio notare che i 3 chiodi vicini con cordini suggeriscono che non sarà una passeggiata… Infatti. Mentre sale il tratto più duro gli si frantuma un appiglio in mano, meno male ha il chiodo molto vicino.
Quei 7-8 metri anche per me saranno faticosissimi, e non disdegnerò di dare una tiratina a un rinvio.

Oggi però mi sento in forma…. riparto. Mentre parto Gigi mi dice che se faccio questo sono pronta per il Manolo… gli rispondo che intanto peso a fare questo. Tiro divertente, impegnativo ma anche ben chiodato, integro poco. Credo di essere stata promossa. Arrivo su un bel pulpito comodissimo che sembra messo lì apposta perchè venisse allestita una sosta, infatti ci trovo 3 chiodi in verticale, anche se molto bassi rispetto alla posizione consona.
Ultimo tiro impegnativo per Gigi che impiega un po’ a trovare la linea giusta (chiodatura ancora parca e poco visibile) mentre io comodamente seduta prendo una bella sventolata visto che sotto i miei piedi arieggiano 400 m di vuoto direttamente fino al parcheggio. Poi sento da come gli do corda che è arrivato al tratto in A0, e finalmente tocca a me. Quando giro dietro e mi trovo all’ombra fa davvero freddo!

Il tratto in A0 è talmente chiodato che Gigi ha saltato alcuni chiodi altirmenti non avrebbe avuto abbastanza materiale. GIà che ci sono provo fin dove riesco a salire in libera, tutto ok fino alla fine, quando vedo un chiodo con una mia fettuccia, Gigi 3 metri sopra che mi dice che l’ha lasciata perchè lì non c’è verso… cerco un attimo, trovo una maniglia a destra, ma non trovo l’equilibrio dei piedi. Amen, tiraggio di fettuccia e salto fuori.

Niente da dire sui 2 tiri di uscita, se non che bisogna prestare attenzione alla linea che è facile perdere, e la roccia a tratti cattiva. Fotografiamo i ragazzi ingaggiati sulla via dell’Angelo, loro ne avranno ancora un po’, la via è un paio di tiri più lunga della nostra e sembra bella tosta.
Rapidamente facciamo su le corde, raggiungiamo il prato sommitale dove i bei colori invitano a fermarsi un attimo a contemplare il Casale e la valle… poi giù per la forestale e tagliamo nel bosco.

Bella giornata, torno a casa contenta, con tante belle immagini che mi ritornano e che mi serviranno visto che nel week end sarò lontana da tutto ciò che riguarda la montagna, la roccia e l’arrampicata.