Pinnacolo di Maslana – Vent’anni di sfiga

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Adoro la roccia del Pinnacolo di Maslana, dove sono stata solo due volte due anni fa, per percorrere le vie sportive più abbordabili. Per le classiche non mi sentivo pronta…. ricordo un racconto di un’amica che aveva salito Vent’anni di sfiga, la classica più abbordabile, e ne era uscita distrutta!

estate 2012. Conosco via forum Andrea (Fokozzone il nickname), scalo con lui quando ho qualche giorno infrasettimanale di ferie. Settembre 2012. Stiamo andando a Paderno in un giorno di pioggerellina per mettere insieme qualche tiro (posto ameno e repulsivo insieme, sarà una giornata di grandi fatiche!). Entrambi abbiamo il venerdi libero… che si fa? Ciascuno butta lì qualche idea, poi lui mi dice: ci sarebbe Vent’anni di sfiga che mi interessa… anche a me! Deciso. Non vedo l’ora di essere lì!

La giornata è un po’ grigia, nel salire ci viene il dubbio che la via sarà bagnata… ci avviciniamo alla parete e vediamo un camoscio che solitario, beato e pacifico si aggira nei pressi della prima sosta de Il Risveglio. Vediamo se arriva anche al tiro di 6b. Quando dopo pochi minuti arriviamo alla base lui se ne è andato, deve aver rinunciato… gli zoccoli non devono essere il massimo per il grip su questa roccia.
Parto io perchè Andrea vuole fare il tiro del camino, l’ottavo. Non ho nulla do obiettare e mi avvio su placche ed erba rinviando due alberelli. Poi parte lui, altro tiro “trad”, placche e fessuretta che accoglie bene un paio di friend. Oh, ci siamo, tocca a me il bellissimo tiro dell’arco! Bagnaticcio all’attacco, ma solo per i primi 5-6 metri. Sembra Kundalini, in realtà la roccia è diversa, più lavorata. In bilico sul bagnato arrivo al primo chiodo, ancora un paio di passi “melmosi” e finalmente sono all’asciutto. Avanti, che bello. Passo duretto e arrivo a un chiodo con cordone. Marcio. SIa il chiodo che il cordone, ma non ci posso fare niente, se non scalare come se quella protezione non ci fosse, e metterne una appena possibile. L’arco finisce, lo aggiro e salgo un paio di passi in strapiombo, un cordino nuovo e colorato qualche metro a destra mi indica la direzione per raggiungere la sosta.
Seguono bei tiri in fessura, non continui ma con passi delicati, si protegge bene con materiale piccolo. Ci metto un po’ ad interpretare il traverso in discesa, non capisco dove e come scendere, poi si risale una bellissima fessura, finalmente una sosta comoda. CI vestiamo, arriva aria fredda.
Ora la fessura si fa strapiombante, se ne esce a sinistra in placca.
Ci siamo quasi. Resta a me un tiro quasi improteggibile: posso scegliere tra un diedro aperto ed erboso e placchette malsicure. Faccio un po’ e un po’, tanto non si protegge in ogni caso. Riesco a mettere qualcosa prima della lama che porta alla base del camino. Mentre salgo la lama, cerco un appoggio per i piedi e vedo le corde che dritte dritte scendono in giù nel vuoto tra le mie gambe. Rinvio un cordone marcissimo che penzola dal terrazzino di sosta, sosta che rinforzo per bene nei massi incastrati. Comodo qui.

Arriva Andrea, mentre sale gli dicoche il camino sembra bellissimo. Avrei voglia di salirlo io ma i patti sono patti. Arriva, guarda e studia il camino. La prima parte mi ricorda quello di Polimagò, mi aveva distrutto gli addominali e rafforzato lo spirito. Questo ha l’aria di fare un po’ la stessa cosa. Parte, si incastra troppo, si gira dalla parte sbagliata, volteggia per girarsi dalla parte giusta, vede uno spit di una via moderna che attraversa il camino e lo rinvia. Sbuf.
Ormai è consuetudine rinviare i 2 spit della via moderna. Riparte, sale verso l’altro spit, non mi piace il giro che fa la corda. Tocca a me. Si, come Polimagò. Ma ci sono due buchi buoni in più! Poi si esce su una bellissima placca, roccia straordinaria lavorata. Bel runout! Un chiodo si muove mentre lo srinvio….
Tocca a me l’ultimo tiro. Deglutisco nel guardare dove mi devo andare a incastrare. Mi incastro, un appoggio per un piede è l’unica cosa che mi farebbe disincastrare verso l’alto e prendere la fessura. Troppo alto, sono immobilizzata…. riprovo ritento, sbuffo, mi innervosisco. Per evitare di fare notte lascio ad Andrea il tentativo, mi sento stupida, incapace e sconfitta, almeno evitiamo di perdere inutile tempo.
Ci prova e riprova, ce la fa. Il resto è un bellissimo tiro in fessura, piuttosto fisico. Quando arrivo in sosta vedo letteralmente la Madonna. (statuina posta a pochi metri dall’ultima sosta). CI fosse il sole sarebbe davvero una visione mistica, la visione della luce dopo due tiri incastrosi e bui.
Rapidi scendiamo, seguendo le doppie di New Age. Quasi mi viene voglia di tornarci…. mi rivedo sul passaggio di 6c per la sosta alle prese con una spaccata troppo larga. Rivedo i due tiri precedenti, bellissimi. Mah….

Vabbè, scendiamo, entrambi contenti di questa bella via.Impegnativa, varia, bella, faticosa. Tutto quello che deve avere una classica.

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