Valle dell’Orco – Torre di Aimonin – via Pesce d’Aprile

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Ho ancora 2 giorni di ferie quest’anno… da spendere bene!
Non sono mai stata in valle dell’Orco, anche se spesso se ne è parlato, poi non è mai venuta l’occasione giusta al momento giusto. Non ho mai scalato con Danilo, che conosco da qualche anno per via del forum, ci si sente di tanto in tanto, già qualche volta ci eravamo promessi di trovarci. Danilo…. un personaggio!
Insomma, mi viene in mente di sentirlo perchè so che ha spesso il lunedi a disposizione. E’ lui a proporre la via, cui tiene moltissimo, tempo fa ne aveva pubblicato una foto da 100 nuovi mattini.
Oggi sarà una giornata all’insegna del Nuovo Mattino, dall’attrezzatura un po’ vintage alla modalità di salita: scalare godendo appieno di passaggi e della roccia.
Io so di avere sempre “i tedeschi dietro”, come dice mia mamma per dire che ho fretta, qualcun altro direbbe “il fuoco al culo”. Oggi no. Oggi è calma e tempo a disposizione, godersi la via, andare a salire la mitica lastrina di cui Danilo è innamorato.

Usciti indenni dalle code che si stanno formando attorno a Milano ci avviamo. Il paesino di Noasca è una sorta di avamposto nella lunga valle dell’Orco, al cui termine si vedono cime innevate. Contrariamente alle previsioni c’è un pallido e tiepido sole, si sta benissimo. Sosta caffè, sosta per guardarci intorno nel minuscolo paese, ci prepariamo.
Parto io sullo spigolo, un tiro con dentro 1 chiodo, per il resto placca. Ho paura di aver paura, non sono più tanto abituata. Invece tutto liscio. Bel diedrino per Danilo, poi traverso e altro diedrino anche per me. Da superare incastrandosi. Mi sembra di aver già vissuto questa scena un paio di volte….. sento qualcosa che si rompe, nooooo non avrò ancora perso materiale per un incastro!? no, si è solo rotta la cerniera della custodia della fotocamera. Lungo la via si trova del materiale incastrato: il friend che trovo io è inutilizzabile, vado con un 3 che sta benissimo senza andare troppo in profondità. Arrivo in cima con un dito insanguinato. Tipico di questo stile di arrampicata.

Ora è il suo momento, Danilo e la lastrina. Durante il viaggio in auto, dal nulla, urlava alzando un pugno: “Lastrina, arriviamo!!!!” e giù a ridere. Ora mi confida che è emozionato. Mi piace quadno il compagno di cordata si emoziona, quando sale una via con un motivo per salirla. Non so quale sia il suo motivo, so che è da 2 mesi che cerca un socio… e sono contenta di essere qui. Parte ed è contento di trovare 2 dadi incastrati. Dulfer elegante, poi meglio mettere una protezione per uscire, poi bella placca. Arrivo in sosta anche io e mi dice che è un uomo felice.
Mi giro a destra verso il mio diedro e penso che spero di essere felice anche io dopo… ha l’aria severa questo diedro. Cerco di capire in quale delle due strozzature bisogna uscire ma non capisco. Non resta che andare. Bel diedrone in stile un po’ mellico. Arrivo al punto x, uno strapiombo chiude a destra, guardo bene ma no, non si esce di lì, ma più in alto. Ancora diedro quindi, tiro stupendo. Poi bella uscita strapiombante su scaglie (buone). Sono tornata al sole. E’ bello uscire al sole dopo un tiro impegnativo all’ombra, aggiunge un’emozione alla soddisfazione di averlo salito bene. Tocca poi a Danilo, i tiri sarebbero anora due ma il primo è talmente corto che non ha senso fare sosta. Mi scippa un bellissimo tiro in placca fessurata.

Sosta in cima, beviamo e stiamo a raccontarcela un po’ al sole. Poi optiamo per la discesa in doppia, il sentiero è una schifezza. Andrea mi aveva raccomandato il panino al bar di Noasca, ma accidenti è chiuso! pare che sia un’istituzione per i panini e le merende…. peccato, ci fermeremo in un circolino più giù. Dove strani individui ordinano un bianco e papaya e la ragazza che serve non sa cosa sia la papaya. Ci guardiamo, ridiamo, e torniamo a casa.