via Superbaffelan

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Sabato sera, gli ultimi clienti se ne vanno alle 19:30 in punto (strano!), chiudiamo tutto e si parte! In macchina già tutto per trascorrere 3 giorni tra Desenzano, piccole Dolomiti e Arco, mi lascio alle spalle la città insieme al sole che si abbassa sempre più, e prendo l’A4 in compagnia di una selezione di canzoni che mi piacciono, sono proprio contenta. Stasera torno davvero a casa, la casa vera. Mi accoglie mia mamma con una cena che mi darà autonomia fino alla cima del Baffelan l’indomani.
Incontro Carlo a Montecchio, entrambi assonnati e bisognosi di caffè. Non ci vediamo da tempo e passiamo il viaggio a raccontarci un po’ gli ultimi tempi, intanto saliamo e contenti constatiamo che c’è già gente ma non ancora la folla, questa volta davanti non vogliamo nessuno! Già perchè è la seconda volta che veniamo qui per la Superbaffelan, ma l’anno scorso un numero impossibile di cordate in via e in attesa ci avevano fatto desistere. Il piano di attacco di oggi pare aver funzionato.

Superato l’antipatico zoccolo friabile tocca decidere chi parte e io, memore dell’ultima volta, cedo volentieri il comando del primo tiro: non sempre mi trovo a mio agio sulla roccia a svasi e tondi di qui, meglio che il primo tiro tocchi a lui. Parte sereno e arriva in sosta. Parto io: dopo 2 metri mi accorgo che oggi sarà una meravigliosa giornata di divertimento scalatorio e gli dico: ma che bello scalare!!! Tempratura ottimale, giornata tersa (saremo anche graziati dalla solita nebbia del Baffelan), via davvero bellissima, un grande amico come compagno di cordata…

Adesso tocca a me, si si, proprio bello qui. Poi tocca a Carlo, che, va reso merito, è stanco per una 2 o 3 giorni (non ho capito) di arrampicata e nuova apertura in Falzarego. Parte dubbioso, prova un passo 2-3 volte e mi dice “no guarda scendo, va avanti tu che io oggi non ho la testa”. In pratica gli rendo un favore, capitato a me un’altra volta di non starci, quando ti prende quella insensata paura e senti che non ti diverti più. In ogni caso quando e se vorrà riprendere l’alternato non ha che da dirlo.
Parto, il quarto e il quinto tiro sono i più impegnativi, ma è sul quarto tiro che una fessura storta continua a sbilanciarmi e non riesco a sistemare i piedi per stare in equilibrio. La richiodatura a spit ha risparmiato un vecchio chiodo a 50 cm da un nuovo spit. Tiro il chiodo. Carlo a sua volta tira il chiodo e comprendiamo che l’hanno lasciato lì per i poveretti come noi che ancora trovano che non sempre il 6b sia scontato.
Il tiro dopo è impegnativo e continuo, ma ben scalabile. La roccia su questo tratto mediano della via è ottima, la scalata è di movimento ed equilibrio, solo pochi passi di forza.
Bellissimo il penultimo tiro di IV grado, caratterizzato da un lungo diedro finale, che crea un ambiente piuttosto austero. Collego gli ultimi 2 tiri finali e siamo su, mentre si sta alzando un po’ di nebbia.

Ci rilassiamo un attimo, complimenti e abbraccio di rito, beviamo un po’. Quando ci ricordiamo di fare la foto di vetta ormai siamo nella nebbia, abbiamo lo sfondo tipico degli studi del fotografo, come se ci fossimo vestiti da alpinisti tanto per la foto. vabbè è destino. Terza volta sul Baffelan, terza volta nella nebbia. Poi poco a poco si disperde e riesco finalmente a guardare e fotografare il panorama.

Scendiamo e alla forcella incontriamo un nutrito gruppo di scout, un papà che lega sua figlia per farla salire in cima su per le roccette, due ragazzi con set da ferrata che mi chiedono se è difficile arrivare in vetta, 2 sciure che mi guardano mentre in un prato mi fermo a togliere il pile e commentano ad alta voce sulla nostra attrezzatura strana e mi piantano gli occhi addosso… insomma rieccoci nel mondo civile, la giornata in parete è finita, ma abbiamo ancora un sacco di tempo per chiaccherare, programmare cose impossibili, e qualcuna di possibile.

Una risposta a “via Superbaffelan”

  1. meno male che non capitano solo a me le giornate “storte”……l’ho fatta ieri ed ero proprio in giornata NO. Dovevamo farla in alternata e invece non mi son sentita di fare neanche un tito da prima…..intirizzita dal freddo, mi ha colto la paura di cui menzionavi sopra….sono arrivata in vetta con una punta di amaro in bocca. La giornata era tersa come non mai, ma la parete in ombra e il vento freddo non mi hanno consentito di gustarmi la via.
    Peccato…sarà per un’altra giornata!!!
    Bravi

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