Zucco dell’Angelone, un giardino di pietra

Domenica piove tutto il giorno, anzi la sera diluvia. E io sto preparando lo zaino per andare a scalare la mattina dopo, mi sento un pochino ridicola. Ho un appuntamento telefonico con Danilo per le 7 di mattina e decidere il da farsi, alle 6:30 mi alzo, guardo il piccolo trapezio di cielo che si può vedere a Milano dal primo piano di un cortile interno e decido che si va a scalare. Informo Danilo con un sms in cui gli chiedo se preferisce fare colazione al Vespa a Lecco o al Coyote Ugly a Ballabio. Mi chiama e ci accordiamo per il Coyote, meglio così evito il traffico di Lecco orario scuole-lavoro.
Il viaggio è un calvario tra un incidente che ha provocato 20 km di coda in uscita verso Monza (lo evito) e altre piccole code sparse nel dribbling che sto cercando di fare per evitare le strade principali, quando esco dal tunnel del Monte Barro mi sento in un certo senso a casa: il sole è al suo posto, ho qualche ora da passare fuori da Milano, potrei anche solo andare a vedere pareti bagnate, ma oggi è bello e io non sono in città!
Tra un tunnel e l’altro verso la Valsassina una visione mistica: nuvole basse ovunque, il paesaggio tra il lago e il San Martino è interrotto, la Grignetta è in nube, ma il sole prende in pieno la parete del Medale colorandola di un giallo caldo, i colori sono tersi e vivi.

Per farla breve, colazione al Coyote Ugly, e su verso Barzio, dove stanon facendo i lavori di manutenzione della funivia. L’ultima volta che ho scalato qui io mi imbragavo e la gente si metteva gli scarponi da sci. Posto così l’Angelone.
Decidiamo per il Primo Sperone, lascio la guida in macchina perchè tanto Danilo conosce tutto a memoria (seeeeee!!!) la base è bagnata, ma un miracolo sembra aver reso scalabile tutto il settore, mi sento una bambina portata alle giostre. Non chiedo neanche dove partiamo, do per buono che se abbiamo mollato le corde qui, si parte da qui, mi preparo e mi lego: è Danilo a suggerirmi una bella via, uno dei tiri più belli dell’Angelone ma non si ricorda il grado nè il nome. Sto per partire e gli dico “ha ma magari volevi partire tu!” (forza dell’abitudine….) no no tranquilla parti tu. Bene. Tiro fantastico, nemmeno io so dare un grado, non sono capace in queste cose. Lo recupero, e quando arriva mi accorgo che ai piedi ha ancora le Mojto (scarpe da passeggio fintamente da avvicinamento, molto trendy tra gli alpinoidi). Dice che vuole stare in relax e si cubietta in sosta, oggi gli gira di scalare a secondo. Vabbè.
Seguendo le sue vaghe indicazioni individuo un tiro sopra che dovrebbe essere bello, alla fine credo che sia l’unione del secondo e terzo tiro di Sole Fiabe e Freud, anche se non mi torna aver staffato su un tiro di 5b… boh.
Scendiamo e mangiamo una barretta di kinder che sembrano essere l’unico sostentamento di Danilo quando scala (io il cibo l’ho dimenticato in macchina, insieme alla fotocamera). Ci guardiamo intorno: prati della Valsassina verde brillante, Grignone con una residua spruzzata di neve, silenzio, sole pieno, caldo. A chi mi chede se vale la pena lottare nel traffico per farsi due viette così lo porterei qui ed ora.
Danilo ha in serbo un’altra via di due tiri poco più a destra. Mi chiede se voglio ingaggio o relax, dico beh già che siamo qui ingaggiamoci… A casa scopro che il tiro si chiama “La comunione di Andrea”, 6b credo firmato Don Agostino Butturini. Magari l’avessi avuto io un don così ai tempi! Sopra non ho ancora capito cosa mi ha fatto salire Danilo, so che mi ha ingaggiato parecchio un passo di aderenza estrema, chissà. Mentre Danilo arriva in sosta gli suona il cellulare: la sveglia, che aveva puntato per le 12:30 in modo che sapessimo quando era ora di calare le doppie, perchè io devo partire tassativamente entro le 13:45 dal Coyote per Milano.
Tempismo perfetto: 2 doppie per la base, 15 minuti per bere e sistemare le cose, 10 per tornare alla sua macchina. Ci fermiamo ancora al Coyote a bere qualcosa di fresco sulla terrazza al sole, ed è subito ora di mettermi in marcia, con un giusto margine per non tardare al lavoro.
E’ stato bello giocare in questo giardino, davvero un giardino di pietra, scalare senza sapere cosa, seguendo dove è più bello, e solo la sera a casa guardare la guida per sapere cosa si è fatto.
La settimana inizia in modo diverso oggi.