Nel dubbio prova.

Un altro anno di sport sta finendo, e se mi guardo indietro non posso che essere grata per tutto quello che ho ricevuto. Dopo la Pandemia in cui ho voluto costruirmi come atleta di lunghe distanze e un 2022 in cui ho gareggiato con parsimonia, quest’anno ho fatto tantissimo.  Ho seguito più i consigli del mio sconsiderato cuore che quelli razionali del coach, volevo anche un po’ testarmi, vedere cosa succedeva.

Ecco qua un piccolo resoconto dei momenti più importanti.  

Mi è cambiata la terra sotto i piedi a febbraio quando ho saputo che avevo buttato via la mia preparazione per l’Ironman di Montpellier di maggio (annullato).

Ho incanalato la delusione cercando una nuova strada. Da quel giorno freddo di pioggia, dove ho lasciato che il brutto prendesse piede, in cui stavo male anche per vicende personali, ho deciso che non mi sarei più fatta scalfire. Da lì sarebbe cambiato tutto.

Quel giorno sono tornata a casa da Chieti con un argento italiano in corsa campestre. E con l’idea di non rimettere mai più le scarpe chiodate. 

“Facciamo la maratona di Brescia, dai che magari la vinci ancora”, sono state le parole di Davide al mio rientro. 

Così sia. 2h50’ , successo 2022 confermato in una giornata di gioia. Quando mi ha affiancata in bici al 33 km stavo così bene che mi sono messa a chiacchierare e cantare “Ops, I did it again”. La gioia di correre è stata la mia forza, sempre. 

 

In aprile si inizia con la multidisciplina. Campionato italiano di Duathlon classico, finalmente posso provare questa distanza (10 corsa, 40 bici, 5 corsa), che so di preferire ai più diffusi sprint. Siamo a Quinzano, vicino a casa. Sole a palla, pre e post gara con le compagne di squadra, tutto bello e torno a casa con l’Oro F45.

Vediamo cosa c’è “oltre”

Bene. Ho il pass per provare una cosa che ho in mente da anni: la 50 di Romagna il 25 aprile. Mi sembrava bella, mi sembrava abbordabile. Quando arrivo alla partenza guardo con reverenziale timore quel 50 km scritto sul gonfiabile. Si va a buttare un occhio “oltre”, sono curiosa.

Vorrei divertirmi e invece mi trovo a fianco dell’immensa Federica Moroni e non sono più io a decidere, ma quell’idiota del mio istinto competitivo. La gara diventa un duello. 

Ne esco con una bella lezione di umiltà. It’s the Ultra, baby.  

La gara finisce in 3h31’ con l’argento assoluto al campionato Italiano 50 km, e l’oro di categoria.

Incontro Matteo Vecchietti, anche lui Campione Italiano (m40).

 

Ecco che il gioco si fa serio. Mi contattano dalla IUTA e chiacchierando con Astrid ci mette pochissimo a farmi venir voglia di correre la crudele Pistoia Abetone (50 km, gara di quasi solo salita), ma in mezzo c’è il Campionato Italiano di Triathlon Medio al Mugello. 

Andiamo al Mugello, partenza post lavoro e raggiungo Barbara e Michela: trasferta segnata dal cameratismo femminile, è un clima stupendo e stupenda è questa gara. Ne esce la mia migliore prestazione nel triathlon medio: per la prima volta corro i 21 km finali a sensazione e senza un minimo senso di malessere. 

Argento SF45 al Triathlon Medio, che vale molto più dell’Oro dello scorso anno. 

E’ ora di Idroman, la MIA gara, non la posso saltare. Avendo poco fondo in bici, decido per la distanza olimpica, comunque decisamente selettiva. Ci sono i miei a vedermi, e in quella dannata corsa muscolare do il meglio per superare chiunque trovi davanti a me, arrivo terza assoluta.

Arriva il giorno della Pistoia Abetone. 

Una bellissima giornata storta. Inizia tutto la sera prima, con un riso freddo troppo freddo che non digerisco. Corro e sento “burp”, non spingo, non vado avanti e ho paura della salita. Al secondo km sento una stilettata ad un tendine di Achille ma non sono venuta qui per correre 2 km e non mi fermo a meno di cadere a terra. Scoprirò poi che era una stupida puntura di insetto. Digerisco il riso dopo 30 km, ma ormai ho perso tantissimo e Leonessa Federica è già molto avanti. Arrivo ancora seconda dietro di lei in 4h14′, tempo già che onorevole, ma migliorabile. La gioia di aver corso la mitica Pistoia Abetone è davvero immensa e cancella tutti i miei malesseri.

100 km. 

Storia a sé.

“Non volevo arrivare alla fine della mia vita, e scoprire di non avere vissuto”. 

In pratica: se ti propongono una cazzata, nel dubbio prova, altrimenti non saprai mai come poteva finire. San Tommaso ha imparato da me.

9 settembre, Wihshoten

Quel giorno non gira niente, e qui la faccenda è davvero seria. Non siamo a una “garetta” di 50 km. Stavolta non c’è l’happy end, e dopo 71 km e 6 ore di caldo atroce mi ritiro, sapendo di aver provato e lottato, sapendo che sono una piccola pivella. 

E’ stata una trasferta meravigliosa, ho conosciuto persone fantastiche da cui ho imparato moltissimo. Ma il ritiro è come il riso freddo e non lo digerisco.

Il “dopo la 100”

Infilo 3 gare in 3 settimane:

24 settembre: Trenta Trentina. Terza assoluta in 2h02′

1 ottobre: Mezza maratona di Breno Darfo in 1h19’50’. Un miracolo…. Solo la rabbia può farmi correre veloce dopo un’estate di altri ritmi

8 ottobre: Maratona del Mugello : vittoria in 2h57’ (percorso con 400 m D+). 

Questo trittico rimarrà indelebile nella mia memoria!

Ho promesso a Ezio che sarei stata disponibile per i campionati e così il 22 ottobre si va a Palermo, Campionato Italiano di Mezza Maratona. Arrivo il sabato sera tardissimo raggiungendo il resto della squadra che è partita la mattina. Oro sf45 nella Mezza Maratona, tempo da non considerare, 1h21 e rotti su questo percorso davvero lento. E io non riesco a dare il massimo dei massimi (ci mancherebbe). Vorrei arrivare anche prima italiana, ma Simona Santini (f40) ne ha più di me, e sul finale come l’anno scorso alla 10 km mi rifila 30’’. 

Festeggio questo oro con una meravigliosa giornata segnata da nuove amicizie in squadra.

Onorare la Regina

Poi arriva il tarlo insistente: c’è la maratona a Verona, campionato Italiano…. E dopo una stagione così non vieni??? Eh appunto, riposare no? Povero coach: lo informo di essermi iscritta 10 giorni prima. 

Il 19 novembre vinco il titolo di Campionessa Italiana F45 di Maratona, in 2h47’22’’, con un fantastico personale e un più che dignitoso 4° posto al campionato Assoluto, vinto da Giovanna Epis. Con il socio Matteo e due birre davanti il mantra è “oh, ma ci pensi che siamo campioni italiani di maratona??” Beh dai per 2 ore con indosso la maglietta della Fidal possiamo anche tirarcela un pochino.

E poi arriva l’ultima. Per fortuna! E’ lei, la classica 10 km. In Puglia. Evviva. Odio il fuorisoglia. 

1800 m di Pullman per una gara sgangherata tirata insieme con il lumicino, corsa dopo una bufera mai vista prima. 

Su e giù per quella collina ad inseguire la schiena di Francesca, guadagno il mio dignitoso argento SF45 sulla 10 km, sapendo che più di così non era proprio cosa. 

Il fiatone

Ho il fiatone nel rileggere queste righe. Per l’intensità di ogni momento vissuto, e di tutti i chilometri macinati in gara ma soprattutto in allenamento.

La corsa è uno sport di fatica dove passi un sacco di ore in giro per strada da solo, avanti e indietro, su e giù. 

Eppure se penso alle corse di questa’anno, ognuna è caratterizzata da persone, da vecchi rapporti consolidati e nuove conoscenze. 

Ed ecco che il fiatone è anche per tutte queste conoscenze nuove e per le vecchie amicizie per chi mi ha accompagnata alle gare, per chi ha brindato con me, per chi mi ha offerto una spalla su cui piagnucolare. Per chi mi ha dato consigli da vera amica, per chi si è sciroppato km in macchina con me, per chi ha condiviso il mini ritiro a Livigno e per chi ha dovuto correggere il tiro ogni volta per prepararmi a nuove avventure.

Davide Rossetti, Sandro de Toni, Monica Casiraghi, Paolo Bravi, Federica Moroni, Camilla Bolzoli, Matteo Vecchietti, Clara Giacomini, Vito Grisoni, Clara Ugolini, Atletica Paratico, Lykos Triathlon Team, Franci Nardone, Monica Vagni, Patrizia Tisi, Cristian Zanotti, Giancarlo Magli