Grignetta: Sigaro via Colombo, Primo Magnaghi via Panzeri

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A volte aspettare fa bene. Queste due vie le volevo salire da un paio di anni, ma una volta fa troppo freddo, una volta non trovo un compagno di cordata interessato, un’altra volta vado per farle ma poi scalo con Gerry sulle sue vie….
E oggi finalmente è la giornata giusta, con il compagno giusto: il mio amico Gigi. Con cui ho sempre passato belle giornate in parete, con cui ora scalo poco perchè non abitiamo più vicini, ma ci sentiamo abbastanza spesso.
Ecco fatto…

Lui non scala da un po’ di tempo per una epicondilite, io sono stanchissima come sempre a luglio, che è un periodo lavorativo abbastanza infernale. In Grignetta si va e si torna comodamente, nonostante la quota abbastanza bassa non si patisce mai il caldo.
Sul raccordo Cermenati-Porta incontriamo Marco Anghileri che ci ricorda che nel pomeriggio è dato temporale e io mi ricordo che storicamente l’abbinata Sigaro-Magnaghi meridionale mi ha portato 2 grandinate che rimarranno a memoria imperitura, ma a Gigi non dico niente. Arriviamo all’attacco, una cordata è già sul secondo tiro di Gasomania e una sulla normale del Sigaro, a parte loro non c’è in giro nessuno per le pareti. Molti salgono il canalone Porta e la Cermenati è come al solito trafficata.
Con calma ci prepariamo e parto io. Cincischio un po’ sulla spaccata del primo tiro e poi ne esco. Dopo la spaccata inizio a sentire belle sensazioni, la “mia” roccia della Grignetta, la calma di una giornata stranamente deserta in questo gruppo.
Gigi ironizza sul secondo tiro cercando la fila di chiodi promessa dalla relazione, io so benissimo che non ne ha bisogno, ma mentalmente forse è un po’ scarico, come è normale dopo un periodo lungo senza arrampicare. Poi si diverte e me lo comunica, la roccia gli piace, la scalata pure.
Vado io. parto bene e mi areno al secondo chiodo, dopo aver capito che o ho sbagliato mano o la presa è girata al contrario, e dopo aver cercato di prendere un rovescio che mi si rompe in mano. Resting. Riparto e mi posiziono con la mano giusta, è comunque molto duro per me, non so spallare… vado avanti ma al resinato successivo mi tocca fermarmi ancora per mano sbagliata. uffa. riprovo, mi metto melgio e passo. Continuo poi bene fino in cima saltando la sosta intermedia come dice la relazione. Dopo il tettino è una goduria di maniglie e roccia perfetta, ruvida e piacevole sotto le mani.
Attrezzo la sosta su fittone e croce di vetta. La mia quarta volta qui sopra dopo Gasomania, Rizieri e Normale. Per completare il tutto ora resta la Cassin. La guardo bene, scendendo molto piano in doppia, non so se ci andrò mai, il secondo tiro dev’essere terribile e umido, il terzo no. Forse.

Torno con i piedi per terra. Beviamo e ripartiamo.
Il più comodo concatenamento delle Grigne: si scende con la famosa calata nel vuoto, e si riparte immedatamente dal punto di calata senza dover nemmeno ripassare le corde, tanto cadono bene direttamente dalla croce.
Tocca al Gigi, nel frattempo la cordata che era su Gasomania ha attaccato come noi la Panzeri, ma sono alla base del terzo tiro, nessun problema quindi (a parte il tizio che non riesce a passare dal passo chiave del terzo tiro, fessura e tetto).
Ho sempre guardato questa via con grande rispetto quando salivo il Sigaro: da lì si vede questo pilastro austero, verticale e strapiombante, ho sempre guardato con ammirazione le cordate che vedevo impegnate sulla via. Eccomi qua, tocca a me il tiro chiave. Tutto molto verticale con qualche variante in leggero strapiombo. Sono preparata in materia…. ho fiducia nella roccia della Grigna che conosco bene, spero sempre di trovarvi buone prese. Stavolta mi frega e proprio all’ultimo chiodo del tiro dopo il resinato mi tocca fermarmi per colpa di un perfido svaso che (ancora una volta) prendo con la mano che non vabene, perchè è orientato dall’altra parte. Gigi mi chiede ironicamente se voglio fare come quelli veri, calarmi e riprovare. Si si certo, perchè io sono di quelli veri!!! va là, va…. arrivo in sosta e lo recupero, poi parte lui sul bello e fisicissimo tiro successivo con fessura e tetto. Niente a vista nemmeno per lui e mi ricorda che allora lo devo fare io in libera. Ci riesco per orgoglio anche se mentre recupera la corda mentre salgo il tetto quasi mi fa cadere gli occhiali!!!!

scampato pericolo…
Ultimo tiro divertente, di quelli che ti fanno respirare e ti mettono in pace con l’intero mondo. Presa qua, maniglia là, piedi alti, su…. cercare la linea giusta e vedere che anche se è tanto tempo che non si scala su una via i passi vengono da soli, la linea si crea da sola e scalo solo con l’istinto. Non proteggo niente oltre il pochissimo che c’è già, non mi serve e non voglio spezzare il ritmo. E non voglio appesantire ulteriormente le corde!
Lasciamo perdere l’ultimo facile tiro per la vetta, così possiamo calarci alla base con due doppie lunghe. Fatta la prima il nodo si incastra quasi subito. Proviamo a spostare la corda e lui è sempre maledettamente incastrato. Più volte. Stiamo per fare pari o dispari per chi deve risalire il tiro di 50 metri e sistemare la corda, ma facciamo un ultimo tentativo, che per fortuna è quello buono.
Calata nel vuoto, ritorno alla base, sete.

Belle vie, ottima roccia…

Con poca convinzione propongo un giro su Gasomania, mi piacerebbe rifarla facendo stavolta i tiri dispari. Gigi non ha molta voglia, io sento le palpebre un po’ pesanti. La guardiamo, capisco che la fessura fa paura ma si può passare in altro modo. Alla fine non la saliamo, con un po’ di dispiacere ma considerando che forse fatto il primo tiro ci verrebbe voglia di scendere.
Ci trasciniamo sulla Cermenati, si chiacchera, io ho imparato a non guardare troppo il parcheggio perchè sembra sempre lontanissimo. Invece il bosco arriva velocemente, il fresco di quel sottobosco pieno di aghi di pino. Resinelli affollatissimi ma ci ritagliamo un angolo per la birretta rituale, prima di tuffarci nel caldo della pianura, e delle rispettive code per il rientro a casa.