10.000 del Castello – BREAKING40

Scorrimella. E’ la gara dove oggi vanno tutti i miei compagni di squadra e tanti altri, tutti ne parlano, è una bella manifestazione, e poi senti il nome… e già i 16 km da percorrere di corsa lungo l’argine del fiume bresciano (si quello che si studia a scuola insieme a Oglio e Chiese) sembra una cosa dolce, che evoca colori tiepidi. Ecco sono tutti lì ad inaugurare la stagione autunnale che tripudierà di mezze maratone e maratone.

Io oggi invece me ne vado per conto mio a….. Castel Rozzone. E che è??? Un po’ come dire vado a Maclodio, a Trecate, che è Castel Rozzone? un posto, là, nella pianura bergamasca, tra Treviglio e Bergamo. A Castel Rozzone oggi però c’è la famosa maratonina e la meno famosa 10.000 del Castello, valida come Campionato Regionale Assoluti 10k su strada.

Ecco…… invece che correre in compagnia in bei panorami fluviali mi scelgo un paesotto dove ci sarà nebbia per 200 giorni all’anno (fortuna oggi anche qui è limpido e si vedono le montagne), perché non potendo andare al Campionato Italiano a Dalmine che sabato prossimo, voglio comunque competere sulla distanza che è mia, i 10.000, sulla quale voglio migliorare il tempo. Non ho velleità di vincere, perché con i miei tempi, sii onesta, non si va da nessuna parte. Si è buoni/ottimi amatori, ma anni fa si è perso il treno del tempo e adesso è tardi. Ma è bello anche scoprirsi tardi e fare quello che si può.

Obiettivo BREAKING40. Oh. I maratoneti più forti del mondo hanno rotto le palle all’universo la scorsa estate con la Breaking2 cercando di correre la Maratona in meno di 2 ore, con tutto confezionato, orario ideale, percorso nell’autodromo di monza, lepri, preparatori mondiali ecc ecc…. ecco io ho 40 anni lavoro 40 ore a settimana pulisco casa e ho una vita sociale come le persone normali. E ho il mio obiettivino personale.

Vado lì, Sandro mi accompagna (grazie!!!), arriviamo presto e fa bel fresco, ritiro la busta con il pettorale; Solito rito dei giretti snervanti di riscaldamento; poi mobilità articolare, intanto mi guardo in giro, chiacchiero con Sandro, guardo gli altri chi sono e che cosa fanno.Mi metto alla partenza, accanto a quella che ho incontrato al bar alla coda in bagno. Siamo 400 persone (più altri 400 per la mezza) e toh, la ritrovo. Ha l’aria di una che va.

Sono nel gruppo “indiavolati”, mi sa. Non sgomitano, ma sento i discorsi. Bum. sparo. 4 secondi per arrivare alla partenza perché sono schiacciata (ma non spingevano prima….) vado.

Massimo, l’allenatore che ha deciso di prendersi a cuore il mio “caso”, mi ha detto di stare regolare. Primo km concesso veloce; ma poi occhio a non esagerare che poi si paga. E io esagero volontariamente di regolarità: non mi concedo neanche il primo km; e quando vedo i 3’30” inizio a fregarmene della banda di indiavolati davanti. Sono qui per il muro dei 40, non mi interessa la posizione, tanto fare meno di così è impossibile, non è che arriva il Dio del Mezzofondo e mi fa fare 38. Oggi voglio dimostrare il mio valore atletico, anche con la testa. Via quindi…. regolarità.

Per i 40′ ho pensato che devo fare così: stare poco sotto i 4′ al km, per avere un margine in caso di: curva a gomito, inversione, vento contrario, falsopiano a salire…. tutte cose fastidiose che se sei al pelo poi ti fregano.

Mi rendo conto che non corro 10k da una tanto tempo e ora mi sembra infinita. Mero abituata bene, io, in pista: 1500, 3000, 5000. eh. 10k fai in tempo a raccontartela su, a guardarti intorno, a stufarti. Occorre concentrazione, sempre, se vuoi il tuo PB. Un occhio alla distanza fatta, un occhio al paesaggio, poi uno alla velocità media. Così. Per guardare gli altri invece non ho tempo. Sento solo sputacchi e respiri affannosi e gente che cerca la traiettoria più breve in curva anche se mi taglia la strada. Via via… io corro a ritmo di rock: 2 inspiri e 2 espiri, su 4 passi. Mi viene così Mi ascolto solfeggiando il mio passo, e sento anche la gola che brucia. Per fortuna poco prima dei 5km c’è un ristoro, mai fatto fino ad ora ma oggi prendo una bottiglia, e cercando di contenere il rallentamento me la verso un po’ a caso in testa e sulle braccia, un microsorso in gola. E via. Curva a gomito. E poi falsopiano. Ecco che la mia tesi si avvera. Arriva anche una bava di vento contrario su un rettilineo che sarebbe da correre a manetta.

Al 7km corriamo in mezzo ai campi della bassa bergamasca che paiono interminabili, sembrano senza fine: siamo qua in mezzo e io non posso rallentare a 3km dal traguardo, anzi devo recuperare qualcosa senza esagerare, con misura. Regolarità. Il mio cavallo di battaglia. Ottavo km, un ponticello, si inizia a rientrare in paese e supero la ragazza che avevo incontrato in bagno e alla partenza, ma che era scheggiata via. E anche quell’altra vestita di nero con i tatuaggi. Bon, le supero e so che ora mi tengono d’occhio. Ho fatto la cazzata, ma hanno rallentato e me la faranno pagare. Anzi no…. mi aiuteranno nel mio obiettivo!!! Trovo uno vestito di rosso e ci tiriamo a vicenda per finire l’ottavo km e poi le ragazze, incitate da amici, accelerano, il tizio rosso mi dice di andare e vado a seguirle, mi tirano il collo quanto basta ho quasi la nausea, cerco di prenderle ma ho finito la potenza nelle gambe e non reggo l’ultimo scatto ai 200 m finali, e chiudo a 3 secondi da una e 1 secondo dall’altra. Mi sento chiamare sesta all’arrivo, ma le classifiche ufficiali poi dicono ottava.

Ottava assoluta donne, 66a posizione totale e comunque terza di categoria.

Ma soprattutto… BREAKING40!

Di pochi secondi, 39’56” il tempo ufficiale, 39’54” il real time.

Ce l’ho fatta.

Grazie. Grazie a chi ha creduto in me, ai caffè e alla vita sociale delle 7 di mattina post allenamento, alle corse delle ore più assurde, grazie alle mie amiche, grazie a Massimo, grazie a Sandro.