Anno nuovo, vita nuova. Letteralmente.

terradimezzoE’ fine ottobre quando mi sento con Carlo (Rampegon) e programmo il week end dei morti ad Arco, siamo d’accordo per scalare il sabato una via e la domenica qualche tiro in qualche falesia. Poi ci mettiamo d’accordo anche con i miei amici Lorenzo e Patrizia, decidiamo per una via a Mandrea, io da tempo vorrei fare Pagliaccio Ridi, via che da tanto tempo vorrei salire. La mia parete preferita, un chiodatore che conosco di persona, quella linea intravista per averla avuta di fianco salendo la vicina via delle fontane, ben più facile.

Una mattina, Pino (il mio capo) mi chiama in ufficio. “Eva, ti vogliono a Brescia”. Piango rido sono costernata, una richiesta fatta durante l’estate e morta sul nascere, quella di andare a lavorare nell’Alpstation che deve aprire in autunno a Brescia, tornare a casa. Ecco, ora così con un preavviso brevissimo, plaf. Punto di non ritorno, svolta, schiaffo in faccia, doccia fredda che viene a scuotermi dalla piatta quotidianità che si ripete da due anni. Lavoro, mattina libera, scalata, domenica scalata, allenamenti in settimana, appartamento in condivisione con i pacifici e fantasmatici cinesi in via Mecenate. Mi cade addosso la casa, i cinesi, la palestra con tutti i suoi “abitanti” (frequentatori sarebbe riduttivo), le mattine libere a Lecco, Anna, Pino, Chiara, Marco e Filippo. Il mio piccolo mondo mi cade addosso e piango e rido. Mi sembra di avere avuto tutto e di perdere tutto. Ma poi mi vengono incontro i miei genitori, il ricordo della mia casa in campagna con vista Monte Guglielmo, le falesie vicine, i miei amici, la mia voglia di cambiare. Vado in bagno e chiamo la mamma.
La faccio breve.

Le ultime settimane scorrono veloci, del resto il preavviso è alquanto breve. Il 2 novembre pomeriggio riunione in Alpstation Brescia. Meno male che ho in programma Arco e non Finale. Scalo la via con Carlo, dura, bella, come la volevo. Sarà l’ultima scalata seria per un bel po’. Serata arcense, tensione, due tiri scalati male il giorno dopo, saluto tutti e vado a Brescia. Il grande capo mi chiede, mentre ancora sto varcando la soglia, davanti a tutti in cerchio, se è solo un’idea o una mia vera volontà quella di andare a lavorare lì. Guardo il legno chiaro, i capelli scuri di Gabriella, il faccione sorridente di Andrea, tremo dentro e ostento decisione. No, certo che voglio venire qui. Ho paura del destino. E se stessi cadendo in trappola? Una trappola che mi sono scavata da sola, ovvio. Non sarebbe la prima volta.
L’andamento del pomeriggio e della cena mi fanno già entrare nel mood Alpstation Brescia. Non ho più dubbi. E comunque ormai, è fatta.

Ultima via ad Arco. Non ho più voglia di allenarmi, lo faccio perchè devo farlo, perchè sono abituata a farlo, ma la testa è altrove. Passo l’ultima settimana a salutare gente, clienti, amici, cose.
Tempo per il trasloco: domenica 16 novembre. Sabato sera saluto tutti in negozio, domenica trasloco, lunedi 8:30 Brescia. Iniziamo i lavori, con i dovuti rinforzi. E’ tutto da fare.
Due settimane di lavoro intenso, più che intenso.
Dopo tre giorni non penso più alla roccia. La domenica riesco ad andare a Cividate ma sono talmente stanca che non mi diverto nemmeno, apprezzo il sole, l’aria aperta, la compagnia, niente più. Si apre e siamo sotto Natale. Negozio nuovo sotto Natale. Noi siamo stracciformi, mano a mano ci riprendiamo, prendiamo possesso del “nostro” negozio, siamo molto affiatati. Mi rendo conto che Milano non mi manca, che qualcosa dentro di me è cambiato.
Non ho molto tempo per allenarmi, prendo spunto da Gabriele e Gabriella e mi iscrivo in piscina. Il primo giorno in un’ora con pause e riposi metto insieme 60 vasche. Due settimane dopo ho ritrovato lo standard dei 2 km, e 3 settimane dopo sono 2 e mezzo in vasca da 50 metri. Mi viene il dubbio di essere più una nuotatrice che una scalatrice, ma mi manca tanto la scalata, la roccia, i colori, l’aria aperta, la compagnia delle sfalesiate, gli allenamenti hce quando ti metti al volante la pelle delle dita pizzica. Arriva il Roc Palace, rozzo quanto basta, e riprendo un po’, giusto per un risveglio muscolare ogni tanto.

Nel frattempo un’uscita ad Arco senza concretizzare una via, una mattina in falesia con un freddo gelido, un salto in palestra ogni tanto…. finisce l’anno. Sono tanto lontana dalla mia vita di prima che non mi preoccupa più il fatto di essere fuori forma, non mi interessa nemmeno. Nuoto e sto bene, mi rendo conto che stavo inseguendo l’effimero, che mi sono stressata per un numero e che si vive bene ugualmente. Però sotto sotto….

31 dicembre, vado con Patrizia al King Rock. Entrambe riusciamo ad arrivare alla catena del grande strapiombo, per la via più semplice. Per la prima volta. Scalo altri tiri in strapiombo, non li chiudo, ma vado su. Non me ne importa più nulla, voglio solo divertirmi e provare quella dolce stanchezza alla fine, quando ti bevi la birra con le mani ruvide di magnesite e le spalle che fanno male.
Oggi.
1 gennaio 2015.
Sole. Freddo. Roccia. Che si scalda in giornata. Terra di Mezzo, Michele non sa che mi sta facendo un regalo a portarmi nella mia falesia preferita, quella tutta a tacchette piccole con tiri lunghissimi, vicino alla Rota, che quando scendi in inverno, lungo la strada ti godi il lago d’Iseo sotto una luce dorata. Quella con la chiodatura lunga ma talmente verticale che non fa paura. Quella che non ha tiri sotto il 6b. Accidenti. Ma io non ci faccio caso…. siamo in 4, festeggiamo l’anno nuovo senza aver fatto neanche il brindisi di mezzanotte… perchè ci siamo dimenticati!!! ma oggi è il primo gennaio e c’è il sole ed è bello essere sulla roccia per qualche ora. E via, un po’ per volta, un po’ lotto con la paura del volo che dopo tanta inabitudine si fa sentire, un po’ con le dita non più allenate, un po’ con il freddo… ma scopro che non va neanche male! E poi scendiamo e incontriamo il Clod e Cecco, mi sembra da un lato di non vederli da ieri, dall’altro mi sento su un pianeta diverso. Un saluto, una promessa di rivederci presto.
Rientro a casa, tre quarti d’ora e sono a casa mia, non più rientro in città a Milano ma qui, in campagna, tra i campi ricoperti di neve.
Si ricomincia, anno nuovo, vita nuova. Gabriele mi ha chiesto cosa mi aspetto dal 2015 e non ho saputo che rispondergli, se non che sono contenta di questa fine, di questa svolta. Tante cose, tanti pensieri, una montagna di riflessioni, tante novità da ciò che ho lasciato 3 anni fa e tanti spunti per ricominciare.
Alè.

Una risposta a “Anno nuovo, vita nuova. Letteralmente.”

  1. Come di dice tnit a capa fresch!! Sono d’accordo che l’arrampicata qui non esplode siamo tutti chiodatori privati. I comuni non hanno interesse specie quelli in costiera vivono a go go sul turismo estivo!! Magari finanziassero

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