Valle del Sarca, Due Laghi: via del Gran Diedro

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Le previsioni per questo week end non sono granchè, si salva sabato ma non vale la pena fare troppa strada… insomma, anche se è presto, decidiamo di inaugurare la stagione arcense e di andare quindi a scalare in valle del Sarca.
Mi viene in mente la parete 2 Laghi, sopra Santa Massenza, che espsota a Nord Est dovrebbe essere meno calda delle altre.
Scegliamo la via del Gran Diedro, sembra carina e piuttosto continua (primi quattro tiri tutti sul V+ VI-, nessun tiro di raccordo marcio, bella linea).

Sosta colazione al bar delle Placche, poi proseguiamo lungo la valle, arrivando nel minuscolo abitato di Santa Massenza, dove non c’è in giro anima viva: niente scalatori, niente bikers, niente negozi… solo la centrale dell’Enel con il grande parcheggio sopra il lago. Silenzio, sole pallido, un’atmosfera da avamposto. E’ la prima volta da mesi che scaliamo senza nessuno intorno… bizzarro!
Saliamo il sentierino e prima di sbattere in casa d’altri una traccia porta sotto la parete. Una provvida e ordinata scritta azzurra sulla roccia ci indica che siamo all’attacco giusto. Grill non delude mai.

Noto con piacere che il VI- del primo tiro non è un fessurone giallo strapiombante e minaccioso come da manuale dolomitico, ma un diedrino appoggiato con fessura (ci sarà pure la fregatura però…). Ci leghiamo e parto, e subito la fessura diventa svasa, le placche che la formano perfettamente lisce.
Il tiro successivo è il primo del gran diedro, che prosegue continuo per altri 3. Entusiasmante questa successione di tiri in diedro, soprattutto il terzo, tiro chiave, e il quarto, poco più facile ma completamente o quasi da proteggere. Il diedro è appoggiato, parete di sinistra articolata con buone prese, quella di destra forma una specie di rampa molto liscia, ottima per i piedi. Arrampicata tecnica e non faticosa, dove ci sono i chiodi si rinviano, dove non ci sono ci si protegge molto bene.
Dopo i primi 5 tiri la via piega a destra su una placca, poi un pilastrino divertente. Qui si incrocia con la vicina via Due Spigoli, sempre opera di Grill.
Subito non capiamo bene dove andare, la placca a destra sembra sporchissima. Andrea prende quindi il pilastrino un po’ strapiombante a sinistra, solo dopo si accorge di essere sull’altra via, (di cui comunque ho lo schizzo in tasca), e prosegue, dopo che gli ricordo che non troverà difficoltà oltre il limite delle possibilità umane, che sono convinta che sopravviverà.
Ultimo tiro tocca a me, sempre sul V+ prima su placca (un paio di clessidre con cordone), poi ancora diedro da proteggere nella fessura. Altro tiro molto bello, per cui sono contenta di essere uscita su questa via, solo che dove il diedro muore non capisco bene dove andare: sempre dritto ci si inoltra nella vegetazione, salire il muro del diedro mi sembra duro e marcio, e se fosse di lì quanto meno un chiodo me l’aspetterei…. così a logica…

Scelgo una via di mezzo e inizio a ravanare tra alberi, arbusti e foglie, ultimi metri di roccia e arrivo in cima.
Mentre recupero Andrea vedo un ometto a un metro da me…. ma continuo a non capire dove fosse l’uscita, boh. Peccato, un’uscita così rovina un po’ la bella via.

Come al solito le (poche) parole dell’apritore nello spiegare la discesa sono un po’ da interpretare, ad ogni modo in meno di un’ora facendo un ampio giro della montagna lungo il sentiero Scal siamo di nuovo alla macchina, stavolta però sfilando imbragati per il paesino. Comunque non disturbiamo nessuno e la cosa non ha neanche l’aria di entrata trionfale, visto che non c’è anima viva in giro.
Panino alle placche, giretto ad Arco a curiosare da Vertical e Red Point, dove Andrea non era mai stato, ed ecco, la tipica giornata di scalata in valle del Sarca è finita. Ci siamo divertiti, abbiamo riso, nessuna tensione da lotta con l’alpe, una via piacevole, tempo per fare un giretto. Però vedo che passando in auto Andrea guardava con un po’ troppa insistenza il monte Brento…..